Pagina principale faq Amiga Life a Pianeta Amiga La redazione
Galleria Indice generale
Enigma Amiga Life

AmigaLife 121 ?

Editoriale
Le occasioni mancate

Destino di Amiga, e degli amighisti, è quello di avere da recriminare sul passato.
E, diciamolo, non a torto: se ripensiamo alla storia di Amiga, non possiamo che rammaricarci delle tante, troppe occasioni mancate.

Amiga cominciò a perdere occasioni preziose già dalla sua nascita. Commodore aveva per le mani un computer, l'A1000, capace di rivoluzionare il mercato: ma non lo capì, e lo posizionò nel segmento sbagliato. Di fatto si persero due anni: un secolo, in informatica.
Due anni dopo Commodore, continuando nella tecnica per la quale è sempre stata grande esperta, quella di procedere per tentativi, provò a rilasciare due diversi Amiga, specializzati in due mercati diversi: l'A500 e l'A2000. Ovviamente ebbe molto più successo il primo, con il duplice effetto di aver riempito le casse Commodore di dollari nell'immediato, ma di aver per sempre pregiudicato l'immagine di Amiga, da tutti ormai percepita come una macchina da gioco.
Un'altra occasione sprecata fu l'A3000: splendida macchina, ma troppo cara: ancora una volta Commodore indovinava lo strumento, ma lo posizionava male sul mercato. Una Commodore ormai in agonia decretò la propria morte con le ultime occasioni sprecate: il ritardo dell'AGA, l'aborto dell'AAA, il mancato accordo con HP…
Il resto è storia di oggi: il Walker, occasione mancata di Escom; i progetti di Jim Collas, anch'essi occasioni mancate. E adesso, Bill McEwen con il suo "rivoluzionario" AmigaDE.

Ad ogni fallimento, si pensava che quello sarebbe stato l'ultimo, che Amiga non avrebbe retto un ulteriore periodo di transizione. Eppure - e a mio avviso il vero, forse unico successo di Amiga è proprio questo: quello di aver costruito una comunità che è sopravvissuta ai suoi insuccessi -, dopo tutto questo tempo siamo ancora qua, a chiederci se la prossima sarà un'ennesima occasione mancata, o se sarà finalmente quella giusta.

Nell'attesa di scoprirlo, il nostro pensiero non può che rivolgersi a quanti, nonostante tutti questi fallimenti, sono ancora qui. Non ci possiamo stupire se moltissimi degli amighisti della prima ora sono oggi, non sappiamo con quanta soddisfazione, approdati ad altre piattaforme. Ma chi ha saputo aspettare fino ad oggi? Come definire questi irriducibili che ancora si ostinano a credere (e soprattutto a usarla tutti i giorni) in una piattaforma da altri definita, da anni, morta e sepolta? Pazzi? Sì, ma non basta. Ogni utente Amiga, oggi, deve avere davvero un buon motivo e tanta determinazione per continuare ad essere tale.

Per quanto ci riguarda, ad esempio, ci vuole qualcosa in più della pazzia per tenere in vita una rivista interamente e solamente dedicata ad Amiga. Commodore Gazette fu la prima a rendersene conto, nel 1995. Divenne Computer Gazette, e lo spazio dedicato ad Amiga scemò mese dopo mese. Amiga Magazine restò fedele al "solo Amiga", e dovette chiudere alla fine del 1997. Enigma Amiga Run non durò molto di più, avendo subito la stessa sorte a metà del 1999… ed è lì che sopraggiunsero i pazzi più pazzi di tutti, noi ovviamente.

L'idea che la comunità italiana Amiga restasse senza nemmeno una rivista dedicata al proprio sistema non ci piaceva per niente. Certo, il mercato era quello che era, e per tenere in vita un mensile come il nostro occorrevano sacrifici non da poco, sacrifici che continuano oggi.

Non sappiamo se arriverà prima la nostra morte o la rinascita di Amiga. Nel primo caso, si tratterebbe forse di un'ennesima, ultima occasione sprecata: vorrebbe dire che abbiamo fallito, abbiamo creduto in una ideologia sbagliata, come quei giapponesi che continuavano imperterriti a combattere gli americani a guerra finita, o come i tanti che, oggi, dimenticano che il muro di Berlino è caduto. E voi, cari lettori, avrete fallito con noi.

Eh sì, perché se è vero, come è vero, che Amiga Life è la rivista di tutta la comunità, occorre notare che la comunità si compone di operatori ed utenti. I primi siamo noi, sono i programmatori, e sono soprattutto gli ancora numerosi rivenditori. I secondi siete voi, al tempo stesso lettori (di Amiga Life) e clienti (dei rivenditori Amiga). E per tenere in vita un mercato, per quanto piccolo esso sia, c'è bisogno di tutti: di una base di utenti, di alcuni rivenditori, e di almeno una rivista che sappia fare da tramite tra questi e quelli. Basta che uno solo di questi tre ingredienti venga a mancare, perché tutto il resto crolli come un castello di carte.

Intendiamoci: non voglio dipingere la situazione più nera di quella che è. Il mio è solo un invito a continuare, a stringere i denti, rivolto a tutti: ai rivenditori, perché non mollino e continuino a farci sentire la loro presenza; e ai lettori, perché non smettano di seguirci e, se possibile, ad abbonarsi. Per quel che ci riguarda, i denti stretti li teniamo da diciotto numeri.

Diciotto numeri! Già, non sembra quasi vero: ridendo e scherzando, abbiamo superato la metà del 2001, Amiga Life esiste da quasi due anni, a fronte di un mercato Amiga sempre più inesistente, e almeno in una cosa ci sembra di non aver fallito: galleggiare.

La volontà di continuare a stare a galla c'è sempre, certo. Ma per quanto potremo farlo, se Amiga Inc non ci lancia un salvagente?

Daniele Franza

Torna al sommario

Copyright (C) 1999-2002, la redazione di AmigaLife.
Il logo e le copertine della rivista sono tratti dal sito Pluricom e sono Copyright (C) 1992-2001 Pluricom S.r.l.